Studio Counseling e Mediazione a Imola

“Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile”

(attribuita a) Platone

“La causa principale dell’infelicità non è mai la situazione, ma i nostri pensieri al riguardo”

Eckhart Tolle

I bisogni non “nutriti”

Il soddisfacimento dei nostri bisogni è alla base della costruzione del nostro benessere.
Se, a tempo debito, non abbiamo ricevuto “nutrimento” ai bisogni di protezione, di essere visti ed accolti, di sicurezza, di appartenenza, di autoaffermazione, ecc.., vivremo nella tensione di dover acquisire, in un modo o in un altro, ciò che ci è dovuto. Mettendo in atto comportamenti reattivi, di diffidenza, di rinuncia o paura nei confronti del mondo e delle relazioni.

Sia nel Counseling che nella Mediazione possiamo trovare un aiuto per individuare, ed accogliere, quei bisogni frustrati che si celano dietro atteggiamenti conflittuali o inadeguati, che creano dolore o malessere.

Il potere personale

Il poter decidere in libertà, il poter fare, il poter influenzare positivamente le persone e l’ambiente in cui operiamo, è fonte di gratificazione, di piacere, di orgoglio di sè.
E consente un’attribuzione di senso alla nostra vita.
Il venir meno del nostro potere -per le cause più varie- può innescare un malessere generale. E viceversa, una condizione di sofferenza può frustrare le nostre azioni e le nostre decisioni; rendendoci impotenti di fronte agli eventi.

Uno dei capisaldi, sia del Counseling che della Mediazione, è l’aiuto per acquisire quel potere (empowerment) che meritiamo. O per riappropriarci del potere che abbiamo vissuto in qualche momento della nostra vita e che ci ha reso felici.

Colpa, errore, responsabilità

Molti dei nostri problemi sono riconducibili a una storia personale fatta di giudizi ed attribuzioni di colpa; specie da parte di genitori o “maestri”. Sentirsi colpevole -specie per un bambino o un adolescente- e nel contempo sapere di non esserlo, può essere una condanna insostenibile. Che attiva malessere e comportamenti reattivi. In un giro vizioso di tensioni, sospetti e conflitti.

Nel Counseling e nella Mediazione si può sperimentare accoglienza ed ascolto per i vissuti di colpe che non ci appartengono. Per elaborare una narrazione diversa. Dove la colpa può assumere la veste più umana di errore; anche se al momento dei fatti è apparsa la scelta più giusta. Ovvero, una “buona fede” in principio, alla base delle nostre azioni. E nel contempo, la responsabilità personale di correggere l’errore commesso. In quanto il senso di colpa può bloccarci; mentre il “senso dell’errore” può aiutarci ad evolvere.

Il senso della complessità

La lettura degli eventi che viviamo determina la nostra esperienza e la memoria che permane.
Noi comprendiamo la realtà attraverso i pensieri, le credenze, le emozioni. Un sistema complesso dove le emozioni sono legate alle nostre convinzioni (sulla vita, su noi stessi, sulle relazioni, sul ruolo, etc..); e i pensieri animati da emozioni che li sottendono. In un intreccio di condizionamenti reciproci. Tale complessità -che comprende anche dissonanze tra tutte le istanze in gioco- ci appartiene strutturalmente, e appartiene anche alle persone e alle situazioni con cui abbiamo a che fare.

Avere visione e consapevolezza di questa nostra condizione favorisce un’esame di realtà più aderente ai fatti; per non cadere in giudizi o pregiudizi che alimentano i conflitti.
Il Counseling e la Mediazione consentono, in situazioni di malessere o di conflitto, di fermarsi ad accogliere ed osservare le emozioni implicate, e di attivare schemi di pensiero divergente; ovvero ipotesi e soluzioni diverse e creative, per gestire al meglio la complessità degli eventi che ci fanno stare male.