Che cos’è Psych-k
Psych-k è un metodo semplice, non invasivo, estremamente rispettoso ed efficace, per riprogrammare le credenze limitanti o sabotanti -radicate nella mente subconscia- alla base delle nostre azioni. Sostituendole con credenze facilitanti, potenzianti e in linea con i nostri obiettivi di vita.
Ciò è possibile in quanto psych-k ha la particolarità di stabilire un dialogo con la mente subconscia e i suoi contenuti.
Attraverso una procedura che utilizza un test muscolare, è possibile “testare” un intento e valutare se esso è in linea con la mente subconscia; la quale costituisce la più potente spinta all’azione e gestisce il 95% di tutte le nostre funzioni. Se l’intento è in antitesi con i “programmi” impostati, con psych-k è possibile una “riprogrammazione”, in virtù di una duttilità che la nostra mente naturalmente possiede.
Obiettivo di psych-k è quello di promuovere il benessere e l’evoluzione delle persone, nei vari ambiti della vita.
Origini di Psych-k
Psych-k nasce nel 1988 dalla ricerca e dalle intuizioni dell’americano Robert Williams.
Psicologo di formazione, R. Williams ha lavorato nel mondo degli affari, poi come psicoterapeuta, fino ad ampliare i suoi interessi sempre più verso tematiche come crescita personale e modalità di cambiamento. Pervenendo a una serie d’intuizioni che costituiscono il corpo della tecnica Psych-k.
Williams è tuttora direttore dello Psych-k Centre International
Mente Conscia, Mente Subconscia e Mente Superconscia
Se non del tutto dimostrabile in termini fisici, possiamo dire che la nostra coscienza è “strutturata” funzionalmente su tre livelli. Anche se normalmente -per cultura, per educazione, per consuetudine- tendiamo a valorizzare e a mettere al centro della nostra attenzione la mente conscia; nonostante questa condizioni solo in minima parte il nostro comportamento.
Il nostro benessere è legato alla maggiore integrazione possibile tra questi tre livelli di coscienza.
La Mente Conscia
E’ volitiva: ovvero, tende a giudicare (“Pensare è giudicare” per E. Kant), fa progetti, prende decisioni, è capace di pensare per ipotesi, è capace di induzione e deduzione, pensa in modo astratto e concepisce oggetti astratti.
E’ legata al tempo: ovvero, pensa in riferimento al passato e al futuro
Ha una capacità di elaborazione relativamente limitata: ovvero, può gestire da uno a tre eventi simultaneamente, “processa” 40 Bit d’informazioni al secondo, ha una memoria tendenzialmente a breve termine.
E’ la mente che ci aiuta nell’organizzare la vita e nella dimostrazione e argomentazione delle nostre convinzioni. Ci aiuta ad avere un primo livello di consapevolezza rispetto alla nostra condizione. E’ la mente che, tramite il linguaggio, ci consente di nominare le cose. E’ la mente che opera con metodo.
La Mente Subconscia
E’abitudinaria: ovvero regola sia le funzioni del corpo che il nostro comportamento in automatico, per circa il 95% delle nostre funzioni.
Pensa in modo letterale (senza ragionare o interpretare)
Non è legata al tempo: ovvero, vive come in un eterno presente.
Ha una capacità di elaborazione elevata: ovvero ha una memoria a lungo termine (esperienze passate, abitudini, attitudini, valori, credenze); può gestire migliaia di eventi simultaneamente; “processa” 40 milioni di Bit d’informazioni al secondo.
E’ la mente maggiormente legata alla nostra sopravvivenza, specie in situazioni che richiedono reazioni e decisioni immediate. E’ la mente più coinvolta nella sincronia e sintonia che caratterizzano le relazioni (Intelligenza sociale).
La Mente Superconscia
E’ la guida ideale: vede il grande disegno della nostra vita; “vigila” a che i nostri obiettivi di vita siano etici, sicuri e appropriati.
Ha una capacità infinita di elaborare: ovvero, è capace di un’elaborazione non lineare, con velocità e potenzialità illimitate.
La mente superconscia è, in qualche modo, la mente che è in grado di osservare se stessa, in tutte le sue declinazioni. Ovvero, è quella istanza più elevata in grado di comprendere, con un atto unico, tutto il nostro sistema, comprese emozioni e percezioni, integrandoli con principi e valori. E con una capacità straordinaria di connettere insieme gli eventi, e di vedere ogni evento connesso col tutto.
E’ la mente che ci sostiene nei cambiamenti, nella ricerca, nella concezione di principi generali e paradigmi scientifici.
La sua è una dimensione sovrarazionale o metarazionale.
Le nostre credenze
Tutti noi agiamo in base a determinate convinzioni che ci guidano nell’azione e nelle scelte di vita. Ma, contrariamente a quanto generalmente pensiamo, a dare la prima spinta all’azione sono le credenze più inconsce; quelle dirette dal nostro sé più istintivo e abitudinario.
Ebbene, tali credenze talvolta risultano limitanti o sabotanti rispetto ai nostri obiettivi. Per cui verifichiamo una incongruenza tra le nostre intenzioni e le nostre azioni concrete.
Ma come è possibile? Se vogliamo fortemente qualcosa, e ci impegniamo in tutti i modi per ottenerla, perché reiteriamo comportamenti o scelte di vita incongruenti con le nostre intenzioni?
La nostra realtà è costituita da una serie di credenze, le quali dirigono la nostra vita in modo semplice e diretto; per il 95% del nostro comportamento e delle nostre funzioni vitali (secondo diversi autori). Le quali sono il portato della nostra storia personale, dell’ambiente e dell’educazione; fin dalla prima infanzia.
E sono anche il risultato di competenze acquisite; come quando impariamo a guidare la macchina: all’inizio pensiamo con consapevolezza a fare bene ogni manovra, poi col tempo, diventando più competenti, tendiamo a guidare senza pensarci, come “in automatico”.
Purtroppo non sempre i nostri automatismi ci facilitano la vita, come nella guida; anzi, molto spesso ce la complicano. A chi non è successo di compiere un’azione inadeguata o di dire una parola “di troppo”, per cui ci siamo chiesti “Perché ho fatto quella cosa, perché ho detto quella frase a quella persona…”?
Evidentemente non tutto il nostro comportamento è frutto di volontà o scelta consapevole. Esiste un bisogno inconscio di compiere azioni che rispondono a una logica che per lo più ci sfugge; della quale non abbiamo piena consapevolezza, ma che ci appartiene e in questo senso siamo -volenti o nolenti- responsabili.
La nostra postura o le nostre movenze, ad esempio, sono quegli atteggiamenti abitudinari tipici, derivati da un modo di porci davanti al mondo… Molto difficili da modificare attraverso la volontà, sono come una sorta di “lezione di vita” che abbiamo davanti agli occhi (quando ci specchiamo o quando qualcuno ce lo fa notare), e che percepiamo come il nostro modo di essere.
La teoria della dominanza emisferica
Decenni di ricerca sulla differenziazione degli emisferi cerebrali, hanno portato alla teoria della dominanza emisferica. I cui risultati mostrano come ogni emisfero del cervello tende a specializzarsi in differenti funzioni e gestisce diversi tipi d’informazioni.
L’emisfero sinistro usa la logica e la ragione, pensa utilizzando le parole, ragiona per fasi successive, analizza e divide, è ordinato e controllato, pensa in riferimento al tempo.
L’emisfero destro pensa per immagini, vede la totalità e la relazione nelle cose, è intuitivo, è creativo, è emotivo, pensa in modo simultaneo, tende a sintetizzare, è spontaneo e libero.
Alla nascita abbiamo tutti l’abilità di utilizzare simultaneamente entrambi gli emisferi. Ma nel corso della vita tendiamo, come adattamento all’ambiente, all’educazione e alle situazioni di cui facciamo esperienza, a “farci forti” delle abilità proprie di un emisfero in particolare; fino a farne una identificazione col nostro modo di essere.
Ciò contribuisce a spiegare il limitato utilizzo che facciamo delle nostre potenzialità cerebrali (solo il 5-10% !).
Negli anni ’60 George Goodheart e Paul Dennison hanno dimostrato come certi movimenti e posizioni del corpo hanno una influenza diretta sul funzionamento delle connessioni cerebrali, e quindi sull’apprendimento. E sono arrivati a comprendere l’importanza dell’integrazione emisferica nell’apprendimento; ovvero, si apprende meglio se si ha un cervello integrato.
La reintegrazione e riarmonizzazione delle funzioni cerebrali è quella condizione che favorisce anche una modalità più completa e integrata con cui leggiamo e affrontiamo la realtà, in tutta la sua complessità.
Il test muscolare
Il cervello controlla i muscoli attraverso impulsi elettrici; in base a pensieri, emozioni, decisioni.
Tutti noi possiamo osservare come, quando stiamo male, i nostri movimenti sono più deboli e faticosi, e i nostri muscoli meno tonici. Questo perché un muscolo sotto stress si indebolisce.
Attraverso un test muscolare semplice, ripetibile e verificato scientificamente, è possibile rilevare l’attività elettrica dei nostri muscoli e dialogare con la mente subconscia. Ovvero, è possibile valutare lo stress muscolare quando siamo di fronte a una credenza non riconosciuta vera e congruente dalla mente subconscia.
Ad esempio, quando ci viene attribuito un nome sbagliato, la muscolatura del nostro braccio, tenuto sollevato, tende a cedere alla minima pressione che lo spinga verso il basso. Questo perché il nostro inconscio respinge come falsa e “stressogena” l’informazione ricevuta. Ugualmente quando ricordiamo un evento negativo o traumatico.Al contrario, a fronte di una informazione vera e positiva (il nostro vero nome, un ricordo edificante e piacevole..) la risposta della muscolatura del braccio sarà forte; ovvero resistente alla pressione.
Il bilanciamento Psich-k
Il bilanciamento Psych-k è un processo semplice, sicuro ed efficace, che dura pochi minuti.
Utilizzando il test muscolare, permette di cambiare le credenze limitanti o sabotanti, in credenze facilitanti e potenzianti.
Un cambiamento di credenza avviene anche naturalmente nella nostra esperienza: sia in negativo, quando viviamo un evento traumatico, che in positivo, quando un’esperienza bella ed edificante ci fa cambiare opinione sul mondo o sulle relazioni. Anche se non sempre ne siamo consapevoli.
Ebbene, il bilanciamento Psych-k ci consente di ottenere, in maniera consapevole ed assertiva, un cambio di credenza; ovvero una riprogrammazione della mente subconscia attraverso l’affermazione di un intento che ci sta a cuore. Ciò è possibile a causa della plasticità della nostra mente subconscia; la quale è abile a trasformarsi in modo rapido e duraturo.
Il bilanciamento Psych-k avviene in condizioni di integrazione emisferica; ovvero massimizzando le potenzialità cerebrali di entrambi gli emisferi in contemporanea. In quanto la riprogrammazione della mente subconscia, come tutti i processi di apprendimento, viene favorita da un cervello integrato.
Se il bilanciamento va a buon fine -come accade se la procedura viene eseguita correttamente- significa che la mente inconscia ha accolto la nuova credenza, e che dirigerà le nostre azioni verso la sua realizzazione. Fino a quando non sentiremo il bisogno di evolvere ulteriormente verso un’altra direzione di cambiamento.
Il bilanciamento trasforma le resistenze a livello subconscio, che si frappongono fra noi e l’obiettivo, ma non garantisce di per sé il risultato; il quale si crea con delle azioni concrete nel giusto contesto. Se intendo superare un esame, un bilanciamento mi spianerà la strada verso l’obiettivo, neutralizzando credenze sabotanti del tipo “Non mi merito tanto…”; ma dovrò comunque studiare e prepararmi adeguatamente.
Il facilitatore Psych-k
Il facilitatore psych-k è una persona adeguatamente formata, attraverso un corso accreditato, per poter aiutare e facilitare un partner nella pratica Psych-k.
Attraverso un bilanciamento il facilitatore aiuta un partner ad acquisire una nuova credenza, che sia facilitante e potenziante per un ambito della sua vita.
Facilitare, in questo caso, significa aiutare una trasformazione che è nella piena responsabilità di chi la vive. In quanto l’aiuto avviene nel totale rispetto delle scelte e priorità del partner; per cui la procedura si realizza con la persona e non sulla persona.
Counseling e Psych-k
E’ da dire che il ruolo del facilitatore Psych-k non è meramente “tecnico”.
Per quanto mi riguarda, come counselor ritengo importante affiancare la persona nell’analisi del senso del cambiamento desiderato; ovvero, a quale bisogno rispondo quando auspico un cambiamento importante di vita?
E ancora, quale atteggiamento ho di fronte a una “vecchia” credenza, che percepisco come limitante o sabotante? Provo avversione, giudizio (o pregiudizio) o vergogna per una vita condotta in maniera “fallimentare”?
Acquisendo responsabilità riguardo ai nostri comportamenti potremmo, invece, osservare -con consapevolezza e compassione- come un comportamento, anche se ci appare limitante o sabotante rispetto ai nostri obiettivi, ha -e ha avuto in passato- una sua ragione d’essere. Probabilmente, per molto tempo della nostra storia, ci è stato utile a gestire situazioni problematiche e a sopravvivere nell’ambiente.
Paradossalmente, un atteggiamento più benevolo ed empatico verso noi stessi, favorisce una evoluzione e una maturazione dei tempi per un “salto di qualità” nella nostra vita.
Inoltre, ritengo utile portare l’attenzione sull’opportunità, in generale, di integrare i nostri diversi modi di pensare (cfr. Mente conscia, Mente subconscia, Mente superconscia) alla vita e alle credenze che la dirigono. Ad esempio, io posso aver capito bene, attraverso la mente conscia, l’urgenza di un cambio di credenza; ma il mio corpo (in senso lato) e le mie pulsioni inconsce mi portano in altra direzione. C’è un sentire biologico e inconscio -che governa “prepotentemente” le nostre azioni- con cui fare i conti.
L’”aver capito” è solo l’inizio del cambiamento! “Sapere non basta, dobbiamo applicare. Volere non basta, dobbiamo fare” (J. W. Goethe)
Ebbene, Psych-k consente di andare oltre la consapevolezza di un bisogno di cambiamento; per realizzarlo davvero!
Attraverso un dialogo diretto con quella parte più sommersa, più antica, più potente della nostra coscienza.