Assenza di energia, motivazione, realizzazione di sé
La depressione è quella condizione psicofisica caratterizzata dal venir meno di energia, senso, motivazione, affermazione e realizzazione di sé, visione e progetto del futuro; che investe, a macchia d’olio, molti ambiti della vita. E’ come se le energie, ad un certo punto, non bastassero per poter fare tutto. Ogni giorno, ogni mattina, diventa una sfida per portare avanti impegni e responsabilità; che diventano sovrastanti rispetto alle nostre forze, e come svuotati di senso..
Caratterizzata anche da stati d’animo come insofferenza, irritabilità, deconcentrazione, impazienza, ansia e stress, spesso alla depressione si associano anche sintomi fisici, come dolore alla schiena, mal di testa, crampi allo stomaco, dolori articolari, disturbi del respiro, vertigini, tachicardia, ecc.. Con la particolarità che, in alcuni casi, i sintomi fisici definiscono da soli uno stato depressivo; rendendo più difficile la diagnosi.
Normalmente associata alla tristezza e alla malinconia, in alcuni casi, invece, la depressione si nasconde dietro maschere “difensive” di allegria, frenesia, sarcasmo, ipercritica, ruolo sociale. Con conseguenze problematiche, in questi casi, anche per l’ambiente e le persone circostanti.
Depressione: una condizione molto complessa
La depressione è una condizione molto complessa, e come tale di difficile definizione e comprensione, specie per chi non ne ha mai avuto esperienza. Che la si definisca malattia, oppure disturbo, sofferenza o disagio esistenziale (spesso in base a questo scegliamo l’approccio e la cura), è a tutti gli effetti una condizione di malessere importante; che non va sottovalutato. Innanzitutto da chi ne soffre; che spesso rimane vittima della sua condizione, senza intraprendere alcun cambiamento, e senza chiedere aiuto.
Ma anche da parenti o amici che ci vivono accanto e soffrono con loro.. “Esci, distraiti, fai qualcosa!”, “Fatti forza, non arrenderti!”, sono le frasi che spesso diciamo come offerta d’aiuto a chi soffre. Quasi “intimoriti” a stare semplicemente in silenzio e in ascolto.
Essendo naturalmente empatici, tutti noi tendiamo a sentire come nostro il dolore degli altri, e di conseguenza a voler togliere chi amiamo da quello stato di tristezza. Ma onestamente dobbiamo ammettere che di rado i nostri interventi hanno sortito effetti positivi.
So-stare nella sofferenza
Che fare? Magari qualche domanda mirata sui veri bisogni di chi soffre; al di là di luoghi comuni, che condizionano tutti, anche chi è depresso.
Ma chi soffre ha bisogno di so-stare nella sua sofferenza; ha bisogno di non sentirsi strano, o in colpa, se ha voglia di “staccare” da tutto o da tutti, se ha bisogno di silenzio e di solitudine. Scrive Jung: “La solitudine è per me fonte di guarigione (…). Il parlare è spesso un tormento per me”. Silenzio e solitudine aiutano a entrare in contatto con i propri bisogni più autentici, non indotti. “Per poter “morire” a un certo rapporto con la vita, che non funziona più, perché ne sorga uno più autentico. Ma dentro di noi c’è sempre una scintilla di vita che non va ostacolata” (Raffaele Morelli).
A ben vedere, che cos’è un cambiamento importante se non un morire a una condizione per farne nascere un’altra?
Di fronte a una crisi noi possiamo reagire in vari modi: possiamo starne dentro come ingabbiati, come in balìa di eventi esterni che potrebbero anche annientarci; oppure possiamo evadere nel lavoro o nello svago, negandola ogni volta; ma se intendiamo assumerci la responsabilità della nostra condizione, non possiamo non ascoltare noi stessi e i nostri veri bisogni; starne dentro per attraversarla, accogliendo il disordine che la caratterizza. Per iniziare una trasmutazione, che apra ad un cambiamento salutare ed evolutivo.
La scelta del cambiamento
La scelta del cambiamento è certo la più difficile e impegnativa. Richiede coraggio e determinazione per assumersi la responsabilità della propria vita. Per dire a noi stessi che non possiamo continuare a vivere seguendo aspettative altrui; credenze e giudizi che ci impongono prestazioni personali, sociali e lavorative (per di più in tempi stabiliti) che non corrispondono alla nostra vera natura.
E’ il caso di molte donne, che vivono una depressione a seguito di una mancata maternità. Per poi scoprire che il senso di fallimento era dovuto a un forte condizionamento sociale.
L’aiuto del couseling e il ruolo del counselor
Ebbene, come counselor ritengo essenziale un lavoro di affiancamento per poter percorrere questa strada di cura e di guarigione. Intese come auto-cura e auto-guarigione; in quanto solo chi passa in mezzo a una depressione ha in sé le risposte che servono.
Il ruolo del counselor è quello di aiuto e sostegno per individuare le risposte più coerenti e in linea con il mondo emotivo, le idee, il sistema di valori della persona. Utilizzando gli strumenti operativi più idonei per aiutarla ad acquisire consapevolezza sulla sua condizione di vita, accettare i suoi veri bisogni, la sua vera natura, il suo diritto a godere della vita in tutti i suoi aspetti.
Dott.ssa Angela Fancello
Studio di Counseling e Mediazione a Imola