Studio Counseling e Mediazione a Imola

La mediazione secondo Jacqueline Morineau

Jacqueline Morineau

Jacqueline Morineau rappresenta la figura d’elezione della mediazione di orientamento umanistico. Archeologa di formazione, basa il suo metodo e stile di mediazione sulle dinamiche proprie della tragedia greca. Il dolore e il disordine -che invadono le persone in conflitto- sono i capisaldi da cui partire per avviare una mediazione efficace. Partendo dal riconoscimento e accettazione di uno stato caotico e doloroso della nostra condizione umana, che spesso non trova via d’uscita che nella contrapposizione e nella violenza, propone la mediazione come strumento d’elezione per prenderne atto, attraversarlo ed evolvere verso una condizione di ricomposizione e armonia tra le parti in conflitto.

Applicata con successo -specie in Francia- in ambito civile, familiare, educativo, penale (sperimentando una nuova idea di giustizia: trasformativa e riparativa della “colpa” originaria) il modello di Jacqueline Morineau può essere applicato in tutte le situazioni di conflitto, anche gravi.

Teoria, crisi e catarsi

Strutturata sull’andamento della tragedia greca, questo modello di mediazione si divide in tre momenti: Teoria, Crisi e Catarsi

Teoria
In questa prima fase il mediatore incontra le parti una per una separatamente; le quali raccontano ognuna la propria versione dei fatti. Poi incontra le parti insieme e riassume i due punti di vista ad entrambi.

Crisi
I confliggenti devono raccontarsi reciprocamente le loro storie e le loro percezioni. Possono discutere o litigare, ma devono anche provare ad ascoltarsi. In un secondo momento il mediatore riporta ciò che viene espresso; e facilita il porsi delle domande per portare le parti a riflettere e a concepire altri punti di vista.

Catarsi
Il mediatore aiuta i confliggenti a rimuovere la maschera e a focalizzarsi sui veri contenuti (il nocciolo) del conflitto; in special modo i bisogni frustrati che si celano dietro la rabbia. Dopo questa fase le persone non possono più discutere. Sono invitate a stare in silenzio, per poter entrare in contatto con le proprie emozioni. Imparando a porsi anche in ascolto dell’altro; riconoscendogli dignità e spessore morale.

Acquisizione questa, che è la vera essenza della mediazione.

La ritualizzazione e l’arte del mediare

Rispetto a una mediazione “classica” in questo modello si ha una sorta di ritualizzazione del conflitto. Il quale, oltre che “fermato”, viene contenuto in schemi rappresentativi che sono quelli propri della tragedia greca.
La ritualizzazione funge da contenitore per una ondata emotiva -che può essere anche violenta- e un disordine, che chiedono solo di essere compresi.
Secondo J. Morineau, in una società come quella attuale, sempre più deritualizzata, dove il dolore è lasciato a se stesso nel privato, recuperare una dimensione rituale in mediazione significa accogliere, “ricollocare” e condividere la rabbia e il dolore; sottraendoli a uno stato d’indeterminatezza e imprevedibilità.
Ciò è di per sé utile a stemperare gli aspetti più virulenti del conflitto; ancor prima che avvenga una elaborazione dei suoi contenuti.
La mediazione così concepita è come un’arte, dove gli aspetti “tecnici” sono funzionali e subordinati a un obiettivo più alto; che ha ricadute positive anche in termini di educazione alla comunicazione e alla convivenza pacifica; come dice la stessa J. Morineau: “La mediazione è essenzialmente educazione”.

Dott.ssa Angela Fancello

Studio di Counseling e Mediazione a Imola

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